Pian delle Macinare (Monte Cucco)
Start: Costacciaro (PG)
Finish: Pian delle Macinare
Distance: 7.5 km
Elev. Gain: 630 m
Avg Grade: 8.4%
Max Grade: 15 %
Min Elev: 540 m
Max Elev: 1170 m
Climb Category: 2
Strava Segment: 25262205
Il terzo versante del Monte Cucco ha origine nel centro abitato di Costacciaro (PG), situato a circa 3 km a nord di Sigillo lungo la SS3 Via Flaminia, e culmina presso il Pian delle Macinare a quota 1.170 m s.l.m.
Il Pian di Cavalli e la strada principale del Cucco non sono lontani, tra loro si frappongono la vetta del monte e un profondo canyon: due ostacoli naturali che, si spera, impediranno sempre di congiungere i due altipiani.
È una bella salita impegnativa soprattutto se si considera che, dei 630 metri di dislivello positivo, ben 560 vengono superati in soli 6 chilometri, con una pendenza media del 9%.
L'attacco della salita è un po' nascosto: lungo la Flaminia si trovano dei cartelli che indicano il Monte Cucco e il rifugio Mainardi — è da lì che bisogna imboccare la strada. Sul lato opposto della carreggiata, una fontana del 1943 offre acqua freschissima, perfetta per riempire le borracce prima dell’ascesa.
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Questa zona dell'Umbria dev'essere il paradiso dei grigliatori: ogni pianoro è attrezzato con una piccola “corte” di barbecue in muratura.
Se ne notano molte in partenza e poi... poi non saprei dirvi, ché la strada reclama tutta l'attenzione possibile: la salita di Pian delle Macinare non concede davvero respiro. È una salita dura, costante, non ha tratti facili. C’è solo un punto dove sembra mollare un po’ la presa, ma — come vedrete se arriverete in fondo al giro (o a questo racconto) — non può essere contato davvero come un tratto di riposo.
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Come succede anche sugli altri versanti del Monte Cucco la strada, soprattutto all'inizio spara pendenze dal 10 al 14%. In soli cinque chilometri ho contato ben cinque cartelli che segnalano “pendenza pericolosa al 10%” — La cosa ironica è che sono piazzati esattamente dove la strada non è al 10% , meglio, sono piantati precisamente dove la strada smette di essere al 10% e inizia a farsi ancora più ripida.
Gli unici tratti in cui si tira un po’ il fiato sono i tornanti: numerosi e relativamente piatti, offrono qualche secondo di tregua prima che la rampa successiva riparta con decisione. È una salita che non lascia molto spazio all’improvvisazione: serve gamba… e pazienza.
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Conoscevo questa salita dagli anni Novanta. Allora ero solo un ciclista da divano (mancavano una dozzina d'anni perché comprassi la prima bicicletta), ma già allora avevo pensato che mi sarebbe piaciuto pedalare qui. E' stata una delle prime altimetrie che ho disegnato nel 2007; ci messo altri 13 anni per venire fin qui, ma sono rimasto proprio soddisfatto.
Ricordavo che circa a metà la strada diventava bianca, ma ci speravo che le cose fossero cambiate.
E infatti guardate che asfalto di velluto:
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I chilometri km volano sulla superficie perfetta o quasi della salita fino a che, dopo 6 km tanto scorrevoli quanto duri, in località Pantanella, a 1079 m di quota, proprio dove s'incontra un ponte e una grossa radura.... l'asfalto finisce e cominciano le pietre.
Io non lo so perché in questo benedetto Paese non si riescono a fare le cose per bene dall'inizio alla fine. in particolare in Umbria questa cosa comincia a diventarmi piuttosto frequente: strade perfette che si fanno all'improvviso mulattiere. Qui succede per 300 m, gli unici nei quali si sarebbe potuto rifiatare.
La spiegazione burocratica può essere solo che il piccolo altipiano di Pantanella rientra nel territorio comunale di Scheggia e Pascelupo. Infatti subito dopo l'incrocio con la vecchia strada bianca che sale appunto da Scheggia, costacciaramente vedrai insieme asfalto perfetto e rampa di metri 100 al 12%.
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Superato l'ultimo zeugma si scollina sull'ampio catino di Pian delle Macinare, annunciato, se il vento e la stagione sono quelli giusti, dall'odore delle braciole.
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Il luogo è davvero bello, per quanto il Monte Cucco è forse più atto alle passeggiate che non alla pratica del ciclismo su strada. L'ombra dei faggi invita alla sosta, peccato solo che in pochi saliranno di qui con le salsicce crude nella sacca della bici. Se fosse aperto, e non lo è quasi mai, una sosta al rifugio vale la pena di farla. Diversamente la birra (buona) più vicina è al Birrificio del Catria o da Fra' Luppolo a Gubbio.
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