Gallignano e i Castelli di Ancona

Ingresso di Castel di Milio (oggi Castel d'Emilio)
"I castelli di Ancona - mi spiegava quando ero ancora un bambino l'imponente barbone nero dell'avvocato Mauro, appassionato ricercatore e massima auctoritas sull'argomento - sono una ventina e proteggono ancora in una doppia cintura i confini dell'antica Repubblica Marinara." 
Per saperne di più dal punto di vista storico, i lussuosi libri con le foto e le schede di Maurizio Mauro sono ancora il punto di riferimento migliore; in mancanza di tanto la  pagina di Wikipedia ne offre un accettabile riassunto. E, in particolare sul castello di Gallignano, il 1 giugno 2023 è uscito questo bel video: Alla scoperta dei castelli che cingevano Ancona: Gallignano dove si mostrano tutte cose di cui posso non parlare qui: l'orologio a sei ore, la bandiera del comune antico di Gallignano, il vecchio cinema e le tante tracce di una storia millenaria. Ma noi siamo qui per parlare di salite, non di Medioevo.


Tra il Mandracchio di Case Bruciate a nord e la Torre dell'Aspio a sud un doppio arco di colline erano state fortificate a difesa dei territori della Repubblica tra i fiumi Esino e Musone. Non sempre nei castelli di Ancona sono evidenti i segni delle antiche fortificazioni, ma sono sempre lì le colline su cui esse erano stati costruiti e le colline si elevano ancora di 100-200 metri dal fondovalle. I castelli, anche quelli meno conservati, sono tutti raggiungibili attraverso strade ciclabili che si dividono in due gruppi:

1) quelle ripide: Agugliano, Barcaglione, Camerata, Castel d'Emilio, Falconara, Montesicuro. Numana, Sirolo
2) quelle estremamente ripide (in climax): OffagnaMassignano, Cassero, Gallignano, Camerano, Paterno, Sappanico, Poggio, Varano, Bolignano.

Il percorso Salite delle Marche|Denti  ne riunisce una sufficiente quantità in quella che si può definire "La via più faticosa e panoramica per conoscere la quarta piega dell'Appenino marchigiano, quella che emerge in corrispondenza del Monte Conero". L'itinerario parte da nord, dal castello di Rocca Priora, e segue, approssimativamente, il confine dell'antico contado di Ancona, toccandone otto.



Muro di Gallignano

Le galline de Galligna' c'hanno i freni (anon.)
Start: Ponte di Gallignano
Distance: 1.2 km
Elev. Gain: 147 m
Avg Grade: 12.4 %
Max Grade: 19 %
Min Elev: 57 m
Max Elev: 234 m
Climb Category: GPM 4
Strava Segment: 16090747

Gallignano è esemplare sia come salita sia come borgo: ha 50 abitanti. Tutti parenti, si dice. Tutti con lo stesso nome. Fino all'unità d'Italia, credo, facevae comune, al pari del Poggio e di Varano, che ha ancora un Corso Mazzini. 
Una volta c'era la bottega di Anna che vendeva tutto, le caramelle e le uova. Adesso è rimasta solo la parrocchia e la Società del Mutuo Soccorso. Insomma, in cima non troverete conforto, al massimo l'acqua e il perdono dei recenti peccati. (Anche qualcuno pronto a chiamare i soccorsi, casomai vi vedesse un po' troppo stanchi, ma questo lo spiego meglio tra poco)
Salita breve e cattivissima, può essere considerata l'emblema dei tanti muri dei Castelli di Ancona. Solo un chilometro, ma estremamente infido. (Più un'appendice di 200 metri che raramente si sente la  voglia di fare.)

Un chilometro infido innanzitutto per il dislivello. Non è facile capire la differenza di altitudine tra l'inizio e la fine della salita, ché Gallignano è costruita su un cono di arenaria che, dalla strada, nasconde buona parte della propria mole. Per coglierne le dimensioni bisogna salire sulla collina di fronte, quella di Paterno.







Vale la pena di ricorrere all'altimetria 3D di VeloViewer per capire che, oltre alla pendenza, l'insidia è data dalla forma della strada.  D+130, quasi tutto nella seconda metà: il Muro di Gallignano è una di quelle salite che ingannano: sembrano sul punto di finire e, invece, continuano dietro la semicurva: (qui c'è una sola interminabile vite d'Archimede). Fanno così, perdonate la climax, il Puy de Dome, il San Vicino e il mostruoso Fosso di Rosora.
E' inoltre una di quelle salite che non danno il peggio di sé nel primo gradino, ma offrono pendenze via via più aspre man mano che si sale.
Il risultato è che spesso si parte troppo forte e che ci si ritrova pieni di acido lattico proprio nel momento in cui, per restare in piedi, serve il massimo impegno. Allora sono guai. 
Gli aneddoti si sprecano. In cima alla salita c'è spesso Fiorello, che abita lì e da anni segue con interesse e una buona dose di cinismo il "transito" dei ciclisti. Me lo ricordo dai miei primi passaggi, quando facevo ancora le scuole medie ed ero un giovane stambecco impennato sul suo 42x23; stava dritto in piedi sull'incrocio appoggiato alla rete del suo giardino. Oggi avrà senz'altro più di ottanta anni. Se lo vedete salutatelo e scambiateci qualche parola, l'ultima volta mi ha descritto con competenza e grande dovizia di particolari la vittoria di Viviani alle Olimpiadi che io non avevo potuto seguire. 
Non è il caso che che vi facciate beccare poco lucidi: è successo un mio amico che, nel pomeriggio di Pasquetta, aveva pensato male di smaltire l'agnello su questa a lui sconosciuta strada... aveva gestito malissimo lo sforzo e ha dovuto, non solo poggiare il piede a terra, ma anche fermarsi per forza e aspettare l'arrivo dell'ambulanza chiamata da Fiorello.
Gli infermieri ancora ridono.





Se non volete raggiungere Gallignano potete svoltare a destra e continuare la salita verso il Monte degli Elci (la collina in secondo piano)

Commenti