Monte Sante Marie, la salita dell'Eroica

 

Non c'è nessuna ragione per passare di lì. Non c'è un paese, non c'è un bar, non un ristoro. Non v'è che il vento rigido da nord ed una campagna senza alcun punto di riferimento. Poco dopo Asciano c'è un ponte in pietra e la strada si inerpica verso Vescona per poi andare a Siena. Ma la corsa s'infila su per il piazzale del cimitero, verso una stradina sconcia che si infratta tra gli arbusti. Poi sale, e sale ancora e giunge su una cresta per poi ridiscenderla, e per poi risalire ancora. E' il settore numero 5, che porta a Monte Sante Marie, cioè in nessun luogo. Perché lassù, in effetti, c'è soltanto il ciclismo

There's not a reason to pass over there. Not a village, not a bar, not a restaurant. Just a cool wind blowing from north and a country withoutany reference point. After the town of Asciano there's a bridge in stones where the road starts to climb towards Vescona to the way of Siena. But the race turns in frnt of the cimetery and becomes white and nasty. Passes into a small forest and climbs the side of a hill; then it drops on the other side and climbs again another one. It's sector number 5, that takes to Monte Sante Marie, in the land of nothing. Because ove there it's only cycling.

da Albumciclismo | Monte Sante Marie (2013)



Al minuto 17.00 ci sono anch'io. Me l'hanno detto dei ciclisti che ho incontrato stamattina [2 giugno 2012] alla Forzati della Strada; mi avevano riconosciuto dalla maglia! Quando mi hanno intervistato mancavano 195 km ed ero decisamente nei guai, però sono riuscito ad arrivare fino in fondo entro il tempo massimo, come oggi. La differenza è che, oggi, non c'era più nessuno ad aspettarmi al traguardo e non so quando avrò di nuovo il coraggio di pedalare in una ciclostorica [Sarebbe successo nel 2021 n.d.r.].

Nelle Marche, non solo parlando di biciclette, c'è un po' di tutto: mare, colline basse, colline medie, colline alte (molte di più di quanto non sappiamo, in effetti, che farcene) e parecchia montagna. Per il paesaggio e per il passeggio in bici la Toscana e l'Umbria forse offrono addirittura meno, ma qualcosa in più i nostri finitimi ce l'hanno di sicuro: possiamo definirla scaltrezza, se volete paraculaggine ma, forse, è  più onesto parlare di intelligenza.
Posto un'esperienza fuori regione, non perché la salita del Monte Sante Marie non abbia eguali da questa parte d'Appennino, ma perché il contesto nel quale viene affrontata, quello dell'Eroica, non sopporta paragoni: è straordinario. 
La salita del Monte Sante Marie è il simbolo della mamma di tutte le ciclostoriche, perché viene affrontata sia nel percorso medio sia in quello estremo da 209 km e, di entrambi, è il babau. E da quando la Strade Bianche si è affermata tra le più corse belle del World Tour, il Sante Marie è il punto decisivo anche per i professionisti. 

La salita 

La salita inizia subito dopo il sontuoso ristoro dal cimitero di Asciano, quello nel quale offrono la ribollita cucinata sul fuoco. Chi viene dal percorso medio arriva verso le 10.00 chi viene dal lungo, si presenta davanti ai "contadini" verso le 15.00. In ogni caso il consiglio è di fare il pieno di carboidrati. non sono 300 g di ribollita nella pancia che mandano in crisi.
A mandare in crisi sono tre cose: 
1. le pendenze, che a occhio e croce, in entrambi gli strappi saranno intorno al 12% con punte al 16% (forse appena di più nel secondo);
2. il fondo stradale, la ghiaia obbliga a salire seduti,
3. il mezzo meccanico: con un 39x27 si sale facilmente, con un 44x17 si sale solo a piedi. Per fare tutta la salita in sella io direi che il rapporto limite è il 42x24.
Dei due strappi quello più difficile da superare è il primo, perché ci sono accumuli di ghiaia e il traffico spesso costringe ad andare troppo vicini al bordo. Il secondo strappo, che arriva dopo un km di discesa è molto più faticoso, soprattutto per via della lunghezza, però il fondo è più battuto, le bici sono ormai sgranate e, nel complesso, lo sforzo massimale è meno intenso: in alcuni punti si riesce anche anche salire in piedi o a zig zag.
Parlare di lunghezza e di pendenze ha poco senso. Fatta con una bici da corsa moderna la salita del Monte Sante Marie non fa paura. Nel contesto dell'Eroica è un bello scoglio, altro non fosse perché tutti ne parlano e ne parlano con terrore. Questa almeno è l'esperienza di chi ha fatto la salita nel 2008, 2009, 2011, con tre bici e tre stati di forma molto differenti. (E poi nel 2021)

Grafici e misure

Ha poco senso, ma un po' di numeri male non fanno. Il segmento (11.5 km totali) dal Cimitero di Asciano, sulla confluenza dell'Ombrone con il Borro di Botaroni, fino all'asfalto di Torre a Castello consta di: 

- il dentello di 100 m al 15%, dove, per via del traffico, è facile mettere il piede a terra,  250 m piatti; 
- 1° male lungo 600 m, AVG grade: 11%, Max grade: 16%, discesa di 1000 m, ponte sul Camerone; [Strava segment: 27453015]



- 2° male lungo 1000 m, AVG grade: 11%, Max grade: 16% per non meno di 50 m [Strava segment: 1298351]




- poi quasi cinque chilometri di mangia-e-bevi dove si mangia parecchia polvere mista a salita (occhio, c'è un altra rampa non brevissima al 14%), ma si sale solo di 34 m.



Nel segmento di Strava incorporato qui in coda al post potete leggere i dati della seconda salita del Sante Marie. Il tempo di scalata, ovviamente, è un dato poco indicativo. Ci sta giusto per far capire che tipo di impegno viene richiesto (occhio che i primi tempi sono fatti dai professionisti). Diciamo che, più o meno (nessuno si cronometra all'Eroica, nemmeno io), il secondo muro, con una bici del 1987, dovrei averlo scalato in circa 7 minuti (8 km/h spaccati. Ha ragione il Presidente a dire che sono un freddo calcolatore: più piano di così si mette il piede giù, un po' più forte si rischia di bruciare la testata)


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