Monte Sante Marie, la salita dell'Eroica
Non c'è nessuna ragione per passare di lì. Non c'è un paese, non c'è un bar, non un ristoro. Non v'è che il vento rigido da nord ed una campagna senza alcun punto di riferimento. Poco dopo Asciano c'è un ponte in pietra e la strada si inerpica verso Vescona per poi andare a Siena. Ma la corsa s'infila su per il piazzale del cimitero, verso una stradina sconcia che si infratta tra gli arbusti. Poi sale, e sale ancora e giunge su una cresta per poi ridiscenderla, e per poi risalire ancora. E' il settore numero 5, che porta a Monte Sante Marie, cioè in nessun luogo. Perché lassù, in effetti, c'è soltanto il ciclismo
There's not a reason to pass over there. Not a village, not a bar, not a restaurant. Just a cool wind blowing from north and a country withoutany reference point. After the town of Asciano there's a bridge in stones where the road starts to climb towards Vescona to the way of Siena. But the race turns in frnt of the cimetery and becomes white and nasty. Passes into a small forest and climbs the side of a hill; then it drops on the other side and climbs again another one. It's sector number 5, that takes to Monte Sante Marie, in the land of nothing. Because ove there it's only cycling.
Al minuto 17.00 ci sono anch'io. Me l'hanno detto dei ciclisti che ho incontrato stamattina [2 giugno 2012] alla Forzati della Strada; mi avevano riconosciuto dalla maglia! Quando mi hanno intervistato mancavano 195 km ed ero decisamente nei guai, però sono riuscito ad arrivare fino in fondo entro il tempo massimo, come oggi. La differenza è che, oggi, non c'era più nessuno ad aspettarmi al traguardo e non so quando avrò di nuovo il coraggio di pedalare in una ciclostorica [Sarebbe successo nel 2021 n.d.r.].
Nelle Marche, non solo parlando di biciclette, c'è un po' di tutto: mare, colline basse, colline medie, colline alte (molte di più di quanto non sappiamo, in effetti, che farcene) e parecchia montagna. Per il paesaggio e per il passeggio in bici la Toscana e l'Umbria forse offrono addirittura meno, ma qualcosa in più i nostri finitimi ce l'hanno di sicuro: possiamo definirla scaltrezza, se volete paraculaggine ma, forse, è più onesto parlare di intelligenza.
Posto un'esperienza fuori regione, non perché la salita del Monte Sante Marie non abbia eguali da questa parte d'Appennino, ma perché il contesto nel quale viene affrontata, quello dell'Eroica, non sopporta paragoni: è straordinario.
La salita del Monte Sante Marie è il simbolo della mamma di tutte le ciclostoriche, perché viene affrontata sia nel percorso medio sia in quello estremo da 209 km e, di entrambi, è il babau. E da quando la Strade Bianche si è affermata tra le più corse belle del World Tour, il Sante Marie è il punto decisivo anche per i professionisti.
La salita
A mandare in crisi sono tre cose:
1. le pendenze, che a occhio e croce, in entrambi gli strappi saranno intorno al 12% con punte al 16% (forse appena di più nel secondo);
2. il fondo stradale, la ghiaia obbliga a salire seduti,
3. il mezzo meccanico: con un 39x27 si sale facilmente, con un 44x17 si sale solo a piedi. Per fare tutta la salita in sella io direi che il rapporto limite è il 42x24.
Parlare di lunghezza e di pendenze ha poco senso. Fatta con una bici da corsa moderna la salita del Monte Sante Marie non fa paura. Nel contesto dell'Eroica è un bello scoglio, altro non fosse perché tutti ne parlano e ne parlano con terrore. Questa almeno è l'esperienza di chi ha fatto la salita nel 2008, 2009, 2011, con tre bici e tre stati di forma molto differenti. (E poi nel 2021)
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