Cappuccini (bevanda amara...)


La battaglia del Metauro (da Albumciclismo)  e le stazioni di una via crucis lungo la salita dei Cappuccini


Start: Fossombrone 
Distance: 1.7 km
Elev. Gain: 202 m
Avg Grade: 11.9%
Max Grade: 19%
Min Elev: 127 m
Max Elev: 329 m
Climb Category: GPM 3
Strava segment: 4204160


Abbiamo cominciato lo scorso Dicembre, e con la pedalata di domenica 3 Marzo siamo riusciti a completare le perlustrazioni della 4° tappa della Tirreno Adriatico, da Foligno a Fossombrone, con gli ultimi 100 km tutti collocati nella bassa Valle del Metauro. Mancava all’appello la salita chiave, quella decisiva, a pochi chilometri dal traguardo, che inserita in circuito verrà affrontata due volte. Chiamata “dei Cappuccini” perché sulla cima si erge il convento dei frati, presenta due versanti davvero molto diversi fra loro. La carrabile nuova è sul versante est: larga, ben asfaltata e molto dolce, i corridori della Tirreno Adriatico affronteranno questo versante in discesa. Ma a noi oggi è toccato salire da ovest, tutta un'altra storia, a cominciare dall'asfalto che verrà sistemato per la corsa, ma, oggi, versa in condizioni pietose. Le parole d’ordine di questa salita sono: tornanti e regolarità (con sorpresa finale). Sarà il trampolino di lancio per la vittoria di tappa, e la sua doppia scalata potrebbe anche frenare pensieri bellicosi per eventuali attacchi organizzati da lontano, magari da Monteguiduccio. [e proprio così è stato. Rivivi "La battaglia del Metauro" su Albumciclismo]

Lungo la Flaminia già scorgiamo Fossombrone e i suoi monti 


La giornata di inizio Marzo è davvero meravigliosa, sembra primavera inoltrata, e mentre procediamo dal mare in direzione Fossombrone incontriamo diversi mandorli in fiore, qualche mimosa, e persino i primi fiori di pesco. Per chi come noi pedala tutto l’anno è il momento della carica di adrenalina, si risparmiano energie dalla conservazione del calore del corpo ed il surplus finisce inevitabilmente sui pedali. Il primo caldo potrebbe giocare brutti scherzi, si mangia e si beve per evitare brutte sorprese al ritorno. Incrociamo il percorso di gara a Ponte degli Alberi e dopo un breve strappo la vista si apre sulle prime asperità dell’Appennino. Le Cesane sulla destra e Pian di Marzo sulla sinistra, mentre al centro già si scorge la Gola del Furlo. 


Il ponte della Concordia, dove fermarsi è un obbligo! 
Dal ponte della Concordia già si vede la chiesetta di Sant'Antonio Abate e dietro di lei I Cappuccini 

Fossombrone sta lì in mezzo, ne scorgiamo la cittadella adagiata sui primi pendii delle Cesane e transitiamo su quello che sarà il rettilineo d’arrivo, proprio all’ingresso est della cittadina, sfioriamo il centro storico (pedonale) ed improvvisamente svoltiamo a sinistra sul ponte della Concordia, e qui la sosta è d’obbligo. Questa struttura non solo è bella per il suo arco unico, ma offre una vista mozzafiato sul paese e sulle verdi acque del Metauro. Di fronte a noi ormai già si erge il monte dei Cappuccini, ci sovrasta con un balzo di 200 metri circa, e sappiamo che dovremo superare quel dislivello in poco più di un chilometro e mezzo; i conti sono presto fatti, media oltre il 10%, così infiliamo il rapportino agile dal primo metro perché questi muri vanno presi con calma. 

Salita a tornanti stretti e duri 

Questa strada ha sicuramente ha un origine antica, forse un sentiero pedonale, i tornanti vanno affrontanti larghi perché “alla corda” presentano dislivelli notevoli, altre difficoltà non ve ne sono, se non per il fatto che la pendenza è sempre elevata. Due tornanti in rapida sequenza anticipano la litania che segue. In tutto sono undici, sono stretti, e sono ripidi. Altri quattro arrivano in serie poco dopo, pensiamo che stia andando di lusso, la pendenza è elevata ma non come potevamo aspettarcela, se si procede con una certa cautela non ci sono problemi, a parte l’asfalto ed una serie inaspettata di auto che scendono, probabilmente dopo la messa domenicale. Di tanto in tanto una stazione della via crucis ci scorre a lato, prova che effettivamente questa salita è nata come sentiero pedonale. La parte centrale prevede tre rettilinei interrotti da due tornanti, la vista si apre sulla valle e si capisce che il guadagno di quota è stato netto. All’ottavo tornante, più ampio dei precedenti, si scorge il Metauro che scorre lento a valle, e ci si inoltra nuovamente verso monte sino a giungere al nono tornante (segnatevelo!), in prossimità del bivio per Montalto Tarugo, luogo remoto che un giorno meriterà una gita a parte, mentre noi veniamo impegnati dall’ultima parte di questa salita. 
Dopo questo tornante la pendenza è cattiva, la strada si impenna subito al 18% e dopo una semicurva riusciamo a scorgere una verticale che sembra non avere mai fine. Ad occhio e croce sono 200 metri, tutti sopra al 15%. Non finisce più, il fondo è pietoso, e riusciamo a malapena a stare in bici, le pulsazioni è meglio non guardarle e ci ricordiamo di quando eravamo giovani ed andavamo a cercare questi supplizi. Il decimo tornante è ancora maledettamente ripido e nulla fa presagire che tutto questo possa avere termine a breve, perché siamo immersi nel bosco, la strada è molto stretta (tanto che due auto non passano), e non vi è modo di sbirciare tanto più avanti. E’ proprio all’improvviso, pertanto, che ci viene in soccorso l’ultimo tornante, che in realtà è una semicurva che introduce sul piazzale dei Cappuccini, la strada, come improvvisamente si era inerpicata, così molla, e noi ringraziamo gambe, braccia e polmoni di aver tenuto duro perché finalmente siamo in cima.

L'unico tornante largo è il numero 8, e la pendenza molla per poche centinaia di metr

Ne valeva la pena, non solo per lo splendido panorama che si gode dalla croce in ferro di fianco alla chiesa, ma anche perché questa è una inedita al grande ciclismo, e non siamo riusciti a trovare una descrizione precisa al riguardo. L’altimetria pubblicata da RCS è in questo piuttosto approssimativa e si basa, probabilmente, su rilievi Strava che segnalano la pendenza più importante a metà scalata; tutto questo a noi non torna, e riteniamo che certi rilievi possano essere stati falsati dai tornanti che, presi in modo aggressivo, presentano pendenze da capogiro. Il profilo altimetrico pubblicato in questo articolo è stato invece realizzato con corda e righello su una mappa 1:25000. Tuttavia nemmeno così è stato semplice realizzarlo, perché i tornanti, nella parte iniziale, sono molto ravvicinati e l'errore strumentale è elevato; solo la diretta ricognizione ci ha confermato tutti i dati. Il tratto realmente duro, da togliere il fiato, è quello dal bivio di Montalto alla cima ed è su quel pezzo che i più forti avranno via libera, anche perché il disegno a tornanti impedisce attacchi significativi prima. La larghezza stessa della carreggiata è da tenere in considerazione perché più di tre o quattro ciclisti affiancati proprio non ci stanno e pertanto risalire dalle retrovie di un gruppo anche molto assottigliato potrebbe diventare una missione impossibile.

La vista da là in cima vale la scalata. Si nota il ponte della Concordia, l'abitato di Fossombrone e il Monte delle Cesane
Okkio dopo il bivio per Montalto Tarugo perchè potrebbero venire le vertigini! 

Dopo aver pedalato in lungo ed in largo per gli ultimi 100 km di questa tappa non nascondo di aver le idee ancora più confuse, perché oggi non saprei dirvi se questa tappa è destinata a creare una selezione da tappa Alpina, oppure se si ridurrà ad uno scontro tra i migliori sull’ultima scalata. Al solito solo i corridori possono cambiare le sorti di una competizione, ma è certo che nel caso della Foligno Fossombrone la gestione della squadra sarà importantissima. Gli spazi per il recupero sono limitati, ma da Monteguiduccio ai Cappuccini ci sono 20 km su strada larga e prevalentemente pianeggiante che sconsiglieranno azioni individuali da lontano: i Cappuccini rappresentano un piatto sin troppo ghiotto per colui che sarà “l’uomo forte”, che potrebbe chiudere la corsa con il supporto di due o tre compagni di squadra. Potremmo invece assistere ad uno spettacolo di tappa qualora i migliori dovessero affrontarsi a viso aperto e senza troppi calcoli già dalle rampe che portano a Montefelcino. Ad ogni buon conto il prossimo 16 Marzo una grande fatica attende i contendenti della Tirreno Adriatico, tra le coste ed i fossi di queste terre che riporteranno indietro l’orologio al tempo delle Tirreno Adriatico senza grandi vette, ma con grandi difficoltà. Un operazione sulla quale RCS scommette, e che vale la pena di goderci!

La pianura all'improvviso

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