Milleduecento volte sul Monte: il Brevetto del San Vicino

Se stanotte non mi prende un accidente, ricorderò oggi come una gloriosa giornata

 


Esclusa l’ultima discesa, è andato tutto benone. Temperature per me ideali - in vetta sui 15-17 gradi - sole ben sopportabile. Due gocce salendo da Poggio San Vicino. Nulla di più. Mi sono imposto di salire adagio, facendo una buona cadenza (oggi il sensore non funzionava), e di non andare mai fuori giri. Così, sono arrivato ai piedi dell’ultima salita abbastanza fresco. Mi ha solo dato molto fastidio il mal di schiena sulla salita da Braccano, e un insetto che, sulla stessa salita, mi ha seguito per 3-4 chilometri punzecchiandomi ovunque (secondo me, sentiva il profumino del gel col quale mi ero sbrodolato).

Insomma, a Castel San Pietro ci sono 29 gradi. Io sono ottimista e gaudente. Il meteo mi sorride, penso. Quasi in vetta, mi pare di sentire qualche tuono. In cima mi prende un colpo: un buco nero, il nulla cosmico, sale da Pian dell’Elmo. Capisco che devo sbrigarmi, ma voglio fare una foto (dietro le mucche si intravede l’oscurità salire). Pochi minuti, e mi trovo sotto il diluvio universale. Come se non bastasse, inizia a grandinare. Chicchi grossi. Rimbalzano sul casco e sulla schiena fanno male. Cercando di non ammazzarmi in discesa, arrivo a Pian dell’Elmo. Continua a grandinare. Provo a ripararmi sotto un albero (forse preferisco un fulmine alla grandine…), ma la situazione è insostenibile. Attraverso, apro un cancello e trovo rifugio in una casetta delle fiabe, casa delle vacanze di due falconaresi!!! (In verità, lei è svizzera/falconarese). Una nidiata di bimbe mi raggiunge e si vede che pensano “ma chi è ‘sto matto”.
Mi offrono caffè e asciugamano, oltre a salvarmi la vita. Faccio due chiacchiere, aspetto che termini la grandinata, e rimonto in sella. La temperatura è precipitata a 11 gradi, il vento soffia forte. Io indosso il completino estivo (5 ore prima, ho scelto di lasciare la mantellina in auto perché il meteo dell’iPhone aveva predetto che non sarebbe piovuto). Scendo e mi congelo.
Dopo qualche chilometro, però, mi sembra di iniziare a stare benone. Ho quasi caldo. Mi preoccupo. Alla fine, riesco ad arrivare alla macchina (fortuna che sono partito da Poggio San Vicino!!!).
Batto i denti: riscaldamento a tutta, completino zuppo buttato dietro, e partenza direzione casa.
Se stanotte non mi prende un accidente, ricorderò oggi come una gloriosa giornata.



Avete letto il racconto istantaneo di Luca Excrucior, Brevetto #293, 7 agosto della caldissima estate del 2023. 
Sono passati sei anni dal primo Brevetto del San Vicino. L'idea era stata di Simone Montemezzo, che abita alle pendici del Monte e lo vede tutte le mattine. Credo che tutto il progetto lo abbia messo su per soddisfare un vecchio pallino di fare i quattro versanti in un giorno. So che in precedenza l'avevano sempre interrotto. Salite delle Marche l'ha subito sostenuto, perché anche Michele aveva un legame sentimentale con il Monte e perché avere una buona scusa per stare tutto il giorno tra i monti è ancora più necessaria a chi abita sulla costa.

E' stato un successo che ha superato ogni previsione. Da allora siamo arrivati a trecento brevetti e a più di 250 finisher singoli. Donne e uomini che si sono inerpicati superando un dislivello positivo di oltre 1.000.000 metri. Qualcuno ha completato le quattro salite di notte (idea insensata e possibilità ormai abolita), chi partendo dal mare, chi a Capodanno; una persona l'ha fatto persino a piedi.

Forse il merito di tutto è proprio del San Vicino, della sua riconoscibilissima forma e del fatto che il Brevetto sembri una cosa fattibile a tutti: un dislivello di 3000 metri che viene coperto, in media, tra le quattro e le sei ore. Ma è una sfida da non sottovalutare mai. Tanti i successi, ma non sappiamo quanti tentativi non sono stati portati a termine, perché la montagna va rispettata e bisogna ricordare non è sempre disponibile a farsi fare il solletico dalle persone. 

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