Val Tarugo - Molleone
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Quota 780, la Pieve di Molleone |
...con tutta probabilità da qui a qualche anno della Pieve di Sant'Apollinare e di Molleone non resterà che il ricordo. Questa è una delle ragioni che mi spinge di tanto in tanto in questo sperduto angolo di campagna, voglio vedere come svanisce un paese minacciato da smontamenti, corroso dagli agenti atmosferici, e intaccato dai furti. In questi anni sulle spesse mura di pietra della Pieve ho visto aprirsi crepe sempre più ampie, il tetto sfondato rovinare completamente al suolo distruggendo panche e confessionale; le acquasantiere e parte dell'altare asportati da chissà quanto tempo (...) Cosa resta ancora di sano in questa chiesa? Il campanile, sia pure senza campana, pare in buono stato ma soprattutto una lapide sulla facciata dell'edificio è ancora li al suo posto, da quasi un secolo si trova affissa a quel muro per ricordare i poveri ragazzi di Molleone caduti nella guerra del 15-18. Una lastra di pietra consunta, un piccolo monumento che meriterebbe il rispetto dovuto. Itineris mei | La pieve di Molleone
Si fatica a credere che la strada così appartata che abbiamo risalito oggi fosse la via principale che collegava Fossombrone a Cagli, che la valle tra Isola di Fano e Molleone fosse il più antico territorio abitato tra Cagli, Pergola e Frontone.
Questo arcaico passaggio ebbe per secoli una straordinaria importanza, perché percorrendo la valletta del Tarugo era facile aggirare lo sbarramento naturale del Furlo. Poi i Romani, nel 220 a.C., resero praticabile il Passo del Furlo, deviarono la Flaminia e la storia di questi luoghi cambiò per sempre. Sebbene un'importanza strategica la mantennero a lungo (ne sono testimoni i due castelli costruiti all'ingresso e all'uscita della valle) ventiquattro secoli di posizione periferica hanno donato alla valle un'eccezionale valore storico-ambientale. Gli archeologi e persino i linguisti sostengono che in questo lembo di territorio, così preservato da interventi antropici, sono riconoscibili l'assetto e la facies (l'aspetto) delle popolazioni protostoriche picene e umbre.
Val Tarugo
Start: Isola di Fano
Finish: Pieve di Molleone
Distance: 17 km
D+: 497 m
Avg Grade: 3 %
Max Grade: 9 %
Min Elev: 148 m
Max Elev: 578 m
Climb Category: 2
Strano che appaia su Salite delle Marche una strada che, nei primi 6 km guadagna solo 100 metri. La "salita vera e propria" della Val Tarugo potremmo dire che inizi a Cartoceto; qui dopo il ponte si lascia perdere la provinciale che si inerpica sul bordo destro della valle su fino ai Barbanti e si infila la stradina secondaria che segue il corso del Torrente Tarugo.
"Salita vera propria" non lo si dice per le pendenze, ma per l'ambiente, che da rurale che era diventa ancora più rurale.
Dal punto di vista orografico la valle del Tarugo è un'eccezione: il torrente che le dà il nome è un affluente di destra del Metauro, ma non si immette perpendicolarmente, per oltre 20 chilometri il suo corso procede parallelo a quello dei due "grandi" fiumi che gli sono vicini, il Metauro a nord e il Cesano a sud. Il Tarugo forma quindi una valle in miniatura, un piccolo regno ignorato dalle grandi direttrici dell'economia e isolato da montagne alte anche 800-900 metri.
Una strada di fondovalle, dolce nelle pendenze, senza balze e senza curve risale la conca del Tarugo a partire dal paesello di Torricella (quota 290), storico castello di Fossombrone, primo e anche ultimo insediamento collettivo della valle.
Presto l'asfalto cede il passo alla ghiaia, i boschi si infittiscono e i monti si avvicinano per poi di nuovo allontanarsi. A sud sono grosse colline alte 450-500 metri, a nord le cime dei Monti del Furlo sovrastano la strada di 500-600 metri.
Afferiscono poche strade da destra e da sinistra; solo una, la SP111, che la taglia a perpendicolo in località Tarugo, è (da poco) asfaltata.
Qui, al centro della valle, dopo 6 chilometri di falsopiano, a quota 330, c'è una bella chiesetta dedicata a S. Lucia, un cimitero e case un po' meno sparse (alla località, in territorio di Cagli, non è comunque riconosciuta la dignità di frazione).
Lasciatici alle spalle l'incrocio e le case di Tarugo, la strada continua per altri due chilometri ancora in pianura, finché non si arriva alla testata della valle. Siamo a quota 350, in 8 chilometri da Cartoceto ci siamo alzati di appena 100 metri, da Isola di Fano di appena 200 metri in 14 chilometri. Adesso ne restano tre per superare 230 metri e andare dall'altra parte (AVG grade 7.7 %). Era quasi ora.
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Il crinale irripidisce e è necessario disegnare tre tornanti per risalire la testata della valle. La strada punta verso un poggio coperto da un fitto bosco. Si tratta di una cima indicata con il toponimo “Il Castello”. Considerando che nelle campagne di Cagli furono edificati dalle famiglie dei feudatari locali oltre novanta castelli, la cosa non è tanto sorprendente. Dell'antica fortificazione di Castel Doglione (o Dulione, alla quale si deve il nome del paese di Molleone), non restano che labili tracce, invisibili dalla strada che corre troppo in basso. La spoliazione delle pietre è molto antica se già nel 1940, secondo il Buroni, non restavano che "miseri avanzi".
Ma una sorpresa ce la riserva ancora questa sorprendente valle. Circa un chilometro oltre il castello, proprio nel punto di valico, un campanile spunta da un boschetto: è il campanile della pieve di Sant'Apollinare di Molleone. Della chiesa rimane in piedi poco più della sua torre, il borgo in basso è uno dei tanti paesi fantasma dispersi nel territorio cagliese. La desolazione che ispirano le pietre della torre e della Pieve fanno da contrappunto alla potenza del panorama che appare davanti ai nostri occhi. Eppure già soltanto i nomi di Sant'Apollinare, della vicina chiesa di San Vitale ci ricordano che Cagli era parte della Pentapoli e che vigilava sul Corridoio Bizantino, la striscia di territorio che collegava il Roma e Ravenna, pressata a nord e a sud dai ducati Longobardi.
Quanti pensieri!. Si prospetta una nuova puntata dell'eterno conflitto tra il piacere e la filosofia: chi vincerà? La contemplazione pura è data 1 a 30, più incerta la scelta della discesa: dritti a precipizio verso Cagli o a destra verso Acqualagna e direttamente nel Furlo?
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La pieve di Molleone | galleria di Itineris mei |
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