Monte San Vicino dal Molino Bravi
La strada si avvolge a 360 gradi intorno al monte, quindi, a chi sale dal lato di Frontale si aprono orizzonti molto vari che spaziano dal Mare Adriatico ai Monti di Abruzzo, Umbria e Lazio. In piccolo il San Vicino ricorda il gigante d'Alvernia, il Puy de Dome: simile nella forma e per la prominenza, per la foresta che la contorna e per una strada a spiraleche si avvolge intorno al cono "vulcanico". Che nel caso della montagna francese tace da 8000 anni, quello di casa nostra, che vulcano non lo è stato mai, esplode ogni 30-40 anni ad ogni terremoto nelle chiacchiere dei contadini
Start: Molino Bravi (loc. Monnece)
Distance: 20,4 km
D+: 1040 m
Avg Grade: 5%
Max Grade: 14 %
Min Elev: 245 m
Max Elev: 1214 m
Climb Category: 1
Road Surface: Paved | Gravel
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Simile nella forma e analogo per la prominenza, il San Vicino ricorda il gigante dell'Alvernia, il Puy de Dome. Anche il San Vicino sorge in mezzo ai boschi di una Risaerva Naturale, ma qui il paragone, da qui in avanti, non regge più: per quando spopolata possa essere una zona delle Marche, avrà sempre una una densità abitativa quadrupla rispetto alla Francia. Infatti al Puy de Dome sale una sola strada, al San Vicino ne salgono quattro.
La salita che analizziamo oggi è una variante di quella di Frontale. Insieme a quella di Sant'Urbano sono le salite che più assomigliano alla mitica spirale del Massiccio Centrale.
In ogni caso, se sulle riviste il Monte Nerone è venduto come il "Ventoux delle Marche" a maggior ragione il San Vicino merita di esserne il Puy de Dome.
Il versante più lungo
Con la partenza dal molino storico la salita del San Vicino raggiunge numeri ragguardevoli: 20 chilometri di salita, 970 di D+ (anzi 1040 se si contano i risciacqui). La parte finale coincide con la salitadel Brevetto del San Vicino da Frontale, uno degli articoli più antichi di Salite delle Marche. Abbiamo aggiunto la prima parte non solo per giocare sulle cifre, ma perché la troviamo paesaggisticamente stupenda: il toboga iniziale, il lago e soprattutto il tratto sterrato tra Catriccioni e Codigioco. Per chi proviene da Cingoli è strada più diretta per il monte, in altre parole quella con il minore dislivello negativo
Questo articolo è in versione BETA, pubblicato in anticipo a benefico di amici di passaggio. Le foto riguardano il segmento sterrato, la descrizione riprende poi da Frontale, da cui le cose iniziano a farsi asfaltate,ma anche parecchio pendenti.
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Quota 350 - Il San Vicino dal Lago di Cingoli. Si passa da qui quasi sempre prima di arrivare a Frontale |
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Stringendo: la salita vera dura 7 km (8,5 se salite da Coldigioco), poi la pendenza scende. La salita si divide dunque in tre tronconi ben distinti: il primo da Frontale (507 m) termina a Pian dell'Elmo (935 m) dopo 4,5 km con una pendenza media del 9,5% ed un breve tratto al 14%. Sale sul bordo di un profondo crepaccio senza tornanti, solo alcune mezze curve che non danno sollievo alla fatica.
(c) Foto Griccini, giugno 2020
Da qui al Valico la strada è in comune con il versante da Poggio San Vicino. Con l'attraversamento del Pian dell'Elmo con la sua pineta (sono 500 m al 4,5%) e il rocchetto intorno al "vulcano".
Quota 900: quasi Pian dell'Elmo (c) Foto Griccini
Dopo l'unico tornante ecco la terza parte: si avvolge con un'ampia e beffarda spirale intorno al cono della montagna, non dà riferimenti, inganna sulla pendenza e dà l'impressione di non voler finire mai. In quest'ultimo settore si supera un dislivello di 225 m; primi 2 km nei quali ancora la pendenza si mantiene costante tra l'8 e il 10%; ultimo km al 6% fino ai Prati di San Vicino. Fatto in discesa in questo tratto si va, senza spingere, agli 80 all'ora. Mi raccomando state ben al centro della carreggiata, ché l'asfalto è ottimo, ma potrebbero apparire all'improvviso delle buche, potenziali spaccaruote. Ah! il tornante arriva un po' all'ultimo, ma tanto, anche se si finisce dritti, mica ci si ammazza. Si finisce sulla sterrata che porta a Elcito.
Qualche autore sostiene che "almeno si riesce a trovare un po' di ombra ad alleviare le fatiche" ma io questo ultimo tratto lo odio. Anche perché il San Vicino è una delle salite su cui tendo a cronometrarmi e in quest'ultimo tratto ho preso cotte leggendarie.
Ultimi 600 m molto più facili, con la pendenza che gradatamente va scemando a zero. Qui si capisce che la precedente crisi era dovuta principalmente alle pendenze e si inizia a volare.
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