Sant'Angelo in Montespino
La Pievania di Sant’Angelo in Montespino (sec. VI-XI) spunta da un alto colle sopra Montefortino, attorniata da una pineta, su un piedistallo, da dove la vista spazia in senso orario dalla catena dei Sibillini sulle colline marchigiane e giù fino a scorgere la costa adriatica ed i Monti della Laga. (...) Una leggenda narra che all’interno della Pieve vi erano 18 colonne ognuna delle quali era dedicata ad una malattia (mal di testa, male alle ossa, ecc ecc.). Si dice che chi soffrisse dei dolori andava a strusciarsi sulla colonna al male dedicata, assisteva alla messa, durante tutta la quale doveva recitare la preghiera del Padre Nostro (ILdS)
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Start: Montefortino
Finish: Pievania di Sant'Angelo
Distance: 5.1 km
D+: 303 m
Avg Grade: 6 %
Max Grade: 19.6 %
Min Elev: 560 m
Max Elev: 863 m
Strava segment: 40519777
Climb Category: 3
Tra il X ed il XII sec. era la pieve più importante della Diocesi di Fermo ed il pievano, seppur in nome del Vescovo, esercitava l’autorità su oltre cinquanta chiese.
Nel XIII sec., con i poteri civili e religiosi che tendono a concentrarsi nel centri urbani, il pievano andò a risiedere a Montefortino e inviava quassù (a sue spese) un sacerdote solo nei giorni di festa per dire messa.
Da allora la Pieve, a livello di potere, conobbe un lento declino, ma conservò il suo aspetto maestoso che la rende riconoscibile da tutto il territorio,
Quanta strada doveva farsi ogni santa domenica il vicario del Pievano per arrivare a Montespino dal belvedere di Montefortino con la bella fontana di ghisa? Senza scorciatoie, sono 5 chilometri con trecento metri di dislivello positivo: un GPM di 3° categoria, non senza insidie.
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| Partenza dalla Fontana di Montefortino |
I primi 4 chilometri fino al paesino di Cerretana (quota 765) scorrono sulla bella provinciale di Montemonaco senza nessuna difficoltà (D+ 200 m, AVG grade 5%). Sull'incrocio, segnalata dagli evidenti segnali turistici, inizia una strada bianca che sale verso la cima boscosa del Monte Sant'Angelo.
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La strada serve un agriturismo ed è in eccellenti condizioni, larga, pendente il giusto (7%) fino alla biforcazione verso la chiesa. (quota 790). L'incrocio arriva, più o meno, dopo mezzo chilometro, quando è stato completato un quarto di giro della montagna.
Qui la strada buona continua in discesa, la strada giusta, giusta e molto cattiva, pende verso destra in decisa salita.
Mancano 500 metri in lunghezza e 73 metri in altezza. 14% di pendenza media, un tratto praticamente impossibile da superare pedalando.
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Il fondo peggiora gradualmente a causa dell'incuria e dello scarso passaggio. Nel punto più ripido - il Garmin segna 19-20%, ma è difficile fare una stima perché in quel tratto si saliva a piedi - il fondo diventa addirittura pessimo, non perché cambi il materiale, ma a causa della scarsa manutenzione che ha lasciato si allargassero dei veri e propri canyon longitudinali, che renderebbero difficile la salita anche in automobile. Forse avrei potuto tirare fuori il clinometro, ma era un momento difficile non ci ho proprio pensato; non sono riuscito nemmeno a fare delle foto.
Domenica scorsa siamo saliti in bici da corsa fin dove abbiamo potuto, non so se con una gravel si sarebbe potuto completare il percorso in sella, perché, che nel tratto peggiore, la salita è davvero ripida sdrucciolevole e strettissima.
Una volta appoggiato il piede a terra, tra pendenze elevate, buche e fondo scivoloso è molto difficile ripartire; ci si riesce, ma solo alla fine, su un tratto di roccia, altrimenti si deve camminare fino al pianoro sommitale.
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| quota 863 |
Montespino è quasi intoccato dalle bici. La soddisfazione di arrivare in cima è dovuta più a suggestioni culturali che a ragioni ciclistiche. Molto bella la chiesa, ma anche il posto e il panorama che alle calende di novembre si colorano dei rossi più accesi dell'autunno.
La Pievania che sorge maestosa al centro della radura fu iniziata - pare - nel VI secolo in pieno periodo longobardo, dedicata al santo preferito dei germani e dei picchi solitari: San Michele Arcangelo. Le absidi sono tra il 1000-1100, la torre è quattrocentesca.
Una leggenda narra che all’interno della Pieve vi erano 18 colonne, ognuna delle quali era dedicata ad una malattia (mal di testa, male alle ossa, ecc ecc.). Si dice che chi soffrisse dei dolori andava a strusciarsi sulla colonna al male dedicata, assisteva alla messa, durante tutta la quale doveva recitare la preghiera del Padre Nostro.
Peccato che la chiesa sia quasi sempre chiusa, ché la colonna del mal di gambe farebbe comodo anche oggi a fine salita. Chissà se c'era anche la colonna della crisi di fame?
Vi invito a leggere la pagina de I luoghi del silenzio per conoscere di più la storia e guardare altre immagini.
La Pieve si presentava a tre navate con copertura a capanna, era dotata di un presbiterio sopraelevato, di una doppia abside e di una cripta che a tutt’oggi risulta essere l’unica parte antica esistente.Il primo documento che riporta sue notizie è la “chartula convenientiae” del Gennaio 977 attestante il contratto di enfiteusi (diritto reale di godimento su una proprietà altrui) che il Vescovo di Fermo Gaidulfo stipula con il Conte Mainardo su circa tremila ettari.Rimase sotto il controllo diretto della chiesa invece, la Pieve con le sue terre, abitazioni e oratori.Nell’XI sec. fu ampliata assumendo l’attuale conformazione ed il 16 Marzo del 1064, come riportato su di una lapide ora trafugata che era collocata su di una parete, venne consacrato l’altare maggiore dal Vescovo Ubalrico.Tra il X ed il XII sec. la Pieve era, in ambito giurisdizionale, la più importante della Diocesi di Fermo ed il pievano, seppur dipendente dal Vescovo, esercitava in suo nome l’autorità su oltre cinquanta chiese dipendenti. da I luoghi del silenzio | Pievania di Santangelo












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