Passo della Cappella, da Treia



(c) Lorenzo Verdenelli - Orizzonte della Cappella






Start: Treia (MC)
Distance: 9.75 km
Elev. Change: 600 m
Avg Grade: 6.2%
Max Grade: 15%
Min Elev: 180 m
Max Elev: 775 m
Climb Category: GPM 2

Start: San Lorenzo di Treia
Distance: 4,2 km
Elev. Change: 380 m
Avg Grade: 9.18%
Max Grade: 15%


Siamo nella terza piega dell’Appennino marchigiano, quella che si distende verso la fascia collinare. Fondamentalmente abbiamo due massicci, delimitati a nord dal Lago di Castreccioni, a sud dalla Madonnella di Pitino. Sono separati da una strada con delle cave di carbonato di calcio. Sul colle più a nord sorge Cingoli, mentre qui non abbiamo centri abitati, come vedremo salendo.
Questa strada è stata percorsa dai pro del Giro nel 2012, ma fiondati in discesa perché il Colle era stato scalato da Pitino, molto più impegnativo, direi estremo. In quell'occasione il nome ufficiale del colle è stato Passo della Cappella e tale rimane anche per noi; tuttavia l'abitato alle sue pendici è San Lorenzo di Treia e molti "locals" -come il sottoscritto- potrebbero aver già sentito parlare di questa salita come Colle san Lorenzo.

[Una precisazione. La foto di copertina è di Lorenzo Verdenelli, che però non siamo riusciti a contattare. Spero ne consenta l'utilizzo anche qui, perché è riuscito a fissare uno scorcio che si vede spesso in cima a questa salita, ma che non si riesce a ritrarre con gli smartphone. N.d.R.]
La salita dura e pura al Passo della Cappella inizia a quota 390 m s.l.m., appunto dalla frazione San Lorenzo. 
Se non si abita a Treia, per arrivare fin qui le alternative sono due: se si giunge da Chiesanuova o se si vuole scaldare un po’ i motori prima del Colle la SP128 va percorsa in salita: sono circa 1500 m al 7% costante, non male come riscaldamento. Tutto sommato si raggiungono i 10 km di salita e i 600 m di dislivello, che pochi non sono.  
Ad ogni modo, quando si arriva all'incrocio fatale si svolta seguendo sempre le indicazioni per San Lorenzo e lo Scout Park. Alternativa più “turistica” sarebbe salire fino a Treia, fare il giro delle mura per godere del panorama, della fontanella nei giardini pubblici e della bellezza di questo gioiello medievale, inserito tra i Borghi più belli d’Italia.

Dopo la deviazione la strada spiana e ci sono circa 3,5 km in leggero falsopiano a separarci dall’attacco alla salita. Ci siamo lasciati il borgo di Treia alle spalle e ci lanciamo nel verde.
Nell’attesa della salita, sulla sinistra superiamo il Santuario del SS. Crocifisso, ma è solo il primo dei richiami spirituali di questa zona: stiamo infatti percorrendo un tratto del sentiero francescano che collega Assisi a Loreto e diversi cartelli lungo il percorso ce lo ricordano.

Lentamente il falsopiano prende pendenze sempre più sensibili. Dopo un paio di casolari e B&B la strada comincia ad arrampicarsi sul colle con morbidi tornanti. I primi 100m presentano pendenze intorno al 9%. Giunti in località San Lorenzo (quota 520) troviamo un pugno di case, un Bar&Tabacchi come una volta e un incrocio: da qui si può scendere a valle verso Santa Maria in Piana, tra Treia e Pitino, oppure continuare a salire. Noi prendiamo la strada asfaltata, ma questa zona è piena di sentieri per MTB e trekking, basta seguire le numerose indicazioni a bordo strada.



Da adesso in poi non c’è tregua fino allo scollinamento, quasi 3 km costanti sopra il 9%, con tratti oltre il 12%. Se si affronta in solitaria (anche le auto sono poche, quindi si è davvero soli!) da questo momento in avanti inizia una sfida di nervi contro la salita. L’asfalto rifatto da poco è scorrevole, ma non è il caso di fidarsi troppo, con gli alberi a bordo strada che nascondono ciò che ti aspetta tra qualche pedalata. Si è immersi nella vegetazione, alta, che quasi fa perdere il senso della posizione. Eppure in prossimità dei tornanti si aprono degli scorci mozzafiato che si perdono fino al mare. Ma c’è poco da distrarsi, c’è da spingere.
Dopo una serie ravvicinata di tornanti, che comunque fanno respirare, inizia l’ultimo, interminabile chilometro: un drittone in-fi-ni-to al 12-13% che dura quasi fino al valico. Qui le piante sono più basse, ma se si alza lo sguardo è comunque tutto verde e non si vede la fine… che comunque arriva, quando la strada piega verso sinistra e le pendenze si placano (continuiamo comunque a salire al 6-7%!). Sulla destra parte una stradina in pessimo stato che porta alla torre della Roccaccia e alle grotte di Santa Sperandia, protettrice di Cingoli, che nel XIII sec. in questo eremo si ritirò in solitudine. Per raggiungerli dovremmo proseguire a piedi (o MTB) per qualche centinaio di metri.
Siamo ormai allo scollinamento, 770 m s.l.m. Di fronte a noi si aprono dei prati e un panorama magnifico, Google Earth vedere per credere: se la giornata è limpida si può spaziare dal Conero alle colline recanatesi, poi Treia e Macerata fino alla vicina collinetta di Pitino per arrivare alla zona di San Severino e il gruppo del San Vicino verso ovest.



Proseguendo su questa strada c’è il versante occidentale del Passo della Cappella, che porta alla Madonnella di Pitino (tratto sterrato!) o in località Colcerasa (tratto scassato-scassatissimo), lungo la strada provinciale cingolana. Ne abbiamo parlato in altri post, quindi attenzione a buche e tornanti perché anche qua le pendenze sono serie, in particolare nel primo km di discesa.


Giorgio Di Blasio

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