Forca Canapine, il passo più alto della Regione è di nuovo percorribile
Forca Canapine da Arquata del Tronto
Scrive Giovanni Battistuzzi in uno strepitoso articolo apparso sul Foglio nel fatidico agosto 2016 che Pavesi aveva promesso al suo atleta “le più belle donne delle Marche e gli osti più generosi, ma Bini trovò solo "quattro case, poco cibo e strade che erano ancora maciullate dalla guerra. Mandai talmente tante maledizioni a quel brav’uomo che non so come sia riuscito a campare così tanto”.
Il Giro d'Italia aveva scoperto queste zone negli Anni Venti, quando ancora erano più decisivi gli Appennini che le Alpi.
La prima volta in cima alla Forca Canapine fu nel 1921 nella 4° tappa Perugia-Chieti, 326 chilometri. Per primo transitò Bartolomeo Aymo, grande regolarista del tempo (sei volte sul podio tra Giro d'Italia e Tour de France), ma a Chieti vinse Girardengo. Come nelle precedenti tre tappe. L'ultimo giorno di gloria prima del celebre ritiro sull'Altipiano delle Cinquemiglia. Nella tappa successiva, infatti, il Campionissimo di Novi Ligure cadde e ruppe la bici. Subì l'attacco degli avversari, ma risalì in sella lanciandosi in un inseguimento furibondo fino a quota 1250, al centro dell'Altopiano delle Cinquemiglia. Qui, stremato, si dice che tracciò una croce nello sterrato e, prima di ritirarsi, disse: "Girardengo si ferma qui". Quel giro fu il primo di Giovanni Brunero, il capitano della Legnano. Aymo, suo gregario arrivò terzo.
Il versante marchigiano di Forca Canapine, invece, fu scalato per la prima volta nel 1924 e fu determinante per la vittoria di Giuseppe Enrici. Era il famoso Giro senza squadre, quello di Alfonsina Strada, nel quale tutti correvano da isolati supportati dall'organizzazione. Enrici, nato a Pittsburgh da genitori piemontesi, conosceva bene la salita perché aveva vissuto e lavorato (faceva il muratore) ad Acquasanta Terme. Gregario di Brunero, fu secondo nel 1922, sesto nel 1923 e primo nel 1924, grazie all'attacco sferrato proprio sulla Forca che gli spalancò il successo a Perugia e, poi, a Milano .
Start: SP 685 / bivio per Tufo
Distance: 14.9 km
D+: 828 m
Avg Grade: 5.3 %
Max Grade: 12%
Min Elev: 749 m
Max Elev: 1541 m
Climb Category: GPM 1
Fondo: Asfalto
Valid for:
La salita che diede la gloria a Giuseppe Enrici e fece scappare di terrore Aldo Bini (se avete leto l'articolo di Battistuzzi sapete a cosa mi riferisco) è molto più bella dello stradone che sale dall'Umbria: ha molte più curve, paesaggi più vari; un'immotivata presenza di conifere le dà in certi tratti un aspetto a metà strada tra le Alpi e i Carpazi.
E, tanto per non apparire poco provinciali, se la si fa partire dalla Salaria è anche più lunga. In una parola sola, dalla nostra parte Forca Canapine è molto più divertente...
... infatti la facciamo tutti in discesa.![]() |
In realtà, quando ero giovane e cercavo solo salite ripide, Forca Canapine non mi piaceva poi così tanto. Non avesse avuto quei 5 metri in più rispetto a Forca di Presta forse non l'avrei forse nemmeno mai scalata e sarebbe stata solo un punto di passaggio. Solo una volta ero salito sul versante marchigiano e mi era sembrata una salita veramente facile. Come diceva Aldo Bini.
Poi c'è stato il terremoto (come era accaduto ad Aldo Bini e, purtroppo, anche più forte) e la strada è stata chiusa per nove lunghi anni fino al 12 luglio 2025.
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La strada inizia a salire in prossimità del paese di Trisungo, dove si lascia la Salaria per percorrere la vecchia strada in direzione Norcia-Cascia; [state leggendo una parte del post del 2015, ma la parte sull'attraversamento di Arquata del Tronto l'ho direttamente tagliata. Non era, purtroppo, più attuale].
Al 2025 il passaggio la zona rossa sove un tempo c'era il borgo di Arquata è bloccato, si deve fare ancora un chilometro di Salaria in direzione sud e prendere la deviazione per Pescara del Tronto e Capodacqua.
Impossibile sbagliare, c'è un nuovo cartello fiammante che indica Forca Canapine. Non date retta al cartelo vetusto dell'Anas con scritto che il passo è chiuso: è un fossile di un tempo che preferiamo dimenticare.
O da qui o dalla strada vecchia ci si immette sulla ex statale di Forca Canapine poco prima delle fontanelle di Pescara, storico punto fisso di approvvigionamento idrico. Le cannelle ci sono ancora e funzionano. Solo quelle, purtroppo.
Dopo nove chilometri di leggera ascesa e leggera discesa lungo la SP650 (si sono guadagnati appena 150 m) inizia la vera strada di Forca Canapine, ma non si può parlare ancora di salita: il primo chilometro è al 4%, il secondo sfiora il 2%. La salita vera inizia a Capodacqua (quota 813)
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Non aspettatevi grandi pendenze comunque, dal 1° al 7° tornante esse sono regolari comprese tra il 6.5% e il 8.5 %. Il paesaggio però è davvero suggestivo, se non sbagliate strada, rischiate di non vedere una macchina fino al valico. La nuova provinciale munge praticamente tutto il traffico delle automobili.
La strada nuova corre molto molto in alto rispetto a noi; fa impressione passare sotto i pilastri dei viadotti che sembravano così lontani, ma un po' alla volta anche la nostra vecchia provinciale raggiunge la strada nuova.
i pilastri dei viadotti che sembravano così lontani |
A quota 1000 c'è l'intersezione, proprio davanti alla lunga galleria per Norcia. Da qui in avanti rimane una strada sola e, finalmente, nessuno sbarramento e nessun cantiere. L'unico segno di frontiera è la linea dell'asfalto, nero fiammante come quello steso da Saetta McQueen. Al di là c'è la parte più bella della salita, sempre pedalabile, sempre panoramica, sempre silenziosa (non c'è niente di più silenzioso di un cantiere stradale smantellato. Non abbiamo incontrato nemmeno le moto)
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2021 in visita (autoautorizzata) al cantiere |
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I Carpazi in Appennino |
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Solo dopo l'8° tornante c'è un tratto lungo due centinaia di metri in cui le pendenze vanno in doppia cifra. Ma siano già oltre quota 1350.
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Cartello traditore: restano "solo" i 2.5 km più facili |
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Il più è fatto, restano solo i 2.5 km più facili e l'ultimo chilometro oltre il valico (quota 1541) se si vuole raggiungere il Rifugio Monti del Sole a quota 1600 metri e godere dell'affaccio sul Pian Grande e Castelluccio.
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Luglio 2025 già un'insolazione addosso e in vista una tempesta |
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Sul valico (piuttosto anonimo a essere onesti) |
Si arriva in alto, quindi i mesi ideali per salire fin quassù vanno da maggio a settembre. Soprattutto dal versante Marchigiano difficilmente si soffre il caldo.
Devo ammettere che anche il 2 novembre può essere un giorno buono. Le foto a 16 milioni di colori che vedete sono state proprio scattate il 2 novembre 2021. (A onor del vero a Castelluccio c'erano 6 gradi e una fortissima pioggia, però la salita di Forca Canapine è stata affrontata un uno spicchio di giornata perfetto). A luglio si può godere lo spettacolo della fioritura di Casteluccio senza subire più di tanto il traffico, perché facendo l'anello con Forca di Presta si evita l'attraversamento del paese. Dal Valico bisogna scendere due chilometri verso Norcia e risalire sulla destra per la strada che conduce al Rifugio Perugia. (vedi: salitedellemarche.it|Rifugio Perugia - Castelluccio di Norcia)
La questione della riapertura
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luglio 2025 Il bivio verso il Rifugio Colle Le Cese |
La strada è STATA RIAPERTA IL 12 LUGLIO 2025, dopo nove anni di chiusura, l'ultima grande strada danneggiata dal grande terremoto ad essere completata.
E' capitato di trovarsi davanti uno sbarramento dopo aver fatto anche 7 chilometri di salita, perché i segnali indicanti la chiusura del passo erano solo sulla Salaria (qualcuno forse lo trovate ancora, ma la strdada in realtà è aperta) e i ciclisti possono arrivare a Capodacqua da tante altri passaggi. A quel punto è capitato anche a noi di invocare l'antico diritto della montagna a prendere a calci i cancelli; adesso, i quattro sbarramenti e il rischio della multa da 200 euro è solo un ricordo. Resta il rammarico di essere invecchiati senza fare per anni una strada sarebbe stata perfettamente percorribile alle bici da molto tempo.
Mai fatta in salita, spero di poter colmare questa lacuna nel 2022
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