La Chiavellara e l'Eremo di Serrasanta
Molto prima che esistessero l'Umbria e le Marche, forse anche prima della fondazione di Fabriano e di Gualdo Tadino le controversie sui pascoli, sul taglio degli alberi e sullo sfalcio dei fieni avevano opposto monaci, castellani e montanari dei due versanti dell'Appennino. La catena formata dal Monte Maggio con i pascoli della Chiavellara, il Monte Serrasanta e il Monte Nero costituiscono un confine a lungo conteso: spedizioni armate, rappresaglie, confische di bovini e di cavalli lasciati al pascolo, ferimenti e uccisioni di pastori, scomuniche e multe si susseguono per trecento anni fino al XVI secolo; i tentativi di arbitrato arrivarono a scocciare addirittura i papi Giulio III e Pio V. Alla fine venne adottata la soluzione più logica: i vertici delle tre montagne, che fanno da spartiacque tra Adriatico e Tirreno vengono riconosciuti come spartiacque anche tra i due comuni di Gualdo e Fabriano; alla città umbra furono assegnati i versanti occidentali, a quella marchigiana i versanti orientali. Fabrianesi di diritto, ma aperti alle mandrie gualdesi restano i pascoli della Chiavellara e la strada, che ancora oggi li attraversa a oltre 1200 metri di quota e corre, dopo oltre otto secoli, corre parallela al confine regionale.
quota 750, il meno è fatto |
Start: Belvedere di Fabriano
Distance: 5.4 km
D+: 626 m
Avg Grade: 11.7 %
Max Grade: 18.4 %
Min Elevation: 634 m
Max Elevation: 1259 m
Climb cat: 1
Road Surface: carrareccia
Suggested Road: Tappa#21 Da Chiavellara a Cima Mutali
Valid for:
Se consideriamo solo la salita dura, quella bianca, quella che parte dalla casetta della Forestale di Belvedere è questa. Ok, ci sarebbe anche un prologo di 5 km tra Cancelli (quota 406) e Serradica (quota 500) e un'appendice, ma ne parliamo in coda, ma è più sensato concentrarci sulla parte HC e pensare che la salita e la fatica inizino nel quartiere delle casette di legno di Belvedere, in corrispondenza delle torretta della Protezione Civile.
Da qui la strada, in meno di sei chilometri, porta ai pascoli della Chiavellara, ben 650 metri (!) sopra le nostre teste. Capite che inserire i primi 5 km di salita pedalabile tra Serradica e Belvedere rischia di dare un'idea troppo edulcorata della salita, che è, a tutti gli effetti, un durissimo Cippo di Carpegna su una carrareccia bianca.
E' la strada di valico tanto a lungo contesa tra le città di Gualdo Tadino e Fabriano, che sale ai pascoli della Chiavellara e li attraversa correndo ancora oggi, dopo oltre otto secoli, parallela al confine regionale.
Per un'altimetria tanto difficile è preferibile avere i dettagli del buon vecchio Salitaker. Anche se non portano buone notizie, è sempre meglio sapere con precisione a cosa si va incontro.
Eravamo rimasti a Belvedere, davanti alla torretta della Protezione Civile. La salita inizia di botto: torretta-fine asfalto-curva a destra-prima rampa al 16%, poi breve pianoro.
Il fondo è ancora buono, l'entusiasmo e l'evidente tratto di respiro potrebbero par pensare a una salita praticabile. Magari fosse vero.
Noi l'abbiamo testata con le bici dell'Eroica; nel 2018 l'abbiamo sfangata (anche grazie a un passaggio di un taglialegna che ci ha alleviato un km di salita), nel 2024, aveva piovuto, eravamo più vecchi e abbiamo dovuto mettere il piede a terra molte volte. Voi fate come vi pare, ma noi sconsigliamo a tutti l'esperienza: DON'T TRY THIS AT HOME.
Dopo il tornante #1 la strada si rifà subito ripida: quattro tornanti in un chilometro per guadagnare ben 130 m di quota. Tecnicamente la salita può definirsi... "molto ripida", più del Carpegna, ma non ci si fa troppo caso: la vera difficoltà è quella dovuta al fondo brecciato e, in molte parti sassoso. In MTB non vi accorgereste del fondo, sopra una bici d'epoca non vi accorgete di salire al 13%.
In località Croce i Sassi (quota 814) la strada doppia uno spigolo roccioso di montagna e prosegue tagliando un profondo fossato boscoso.
I panorami si fanno aerei (vedi foto su "gianoaltoesino"), la vista si allarga su Campodonico e la valle del Potenza.
Se il fondo fosse meno simile alla superficie di una grattugia questo sarebbe un tratto su cui rifiatare: per 750 m la pendenza è del 7.5 %, poi ci sono altri 750 m al 13.8% per portarsi da quota 860 a 950.
Croce i Sassi (quota 814)
Siamo ormai alla quota dei faggi. La strada, che abbiamo trovata coperta di foglie, ripete un'altra volta lo scherzetto del gradino: 500 m facili (8.6%) fino alla confluenza con la carrareccia messa anche peggio che sale da Campodonico e ancora un mezzo chilometro buono al 12.5% fino al tornante #7. (quota 1093)
Dalla bruttezza delle facce non si direbbe, ma in questo tratto eravamo ancora presenti a noi stessi, avevamo energia da vendere e abbiamo scattato la maggior parte delle foto; tutte uguali e, perciò, cestinate.
Il tornante #7 è, in molti sensi, "il" punto di svolta: lo aspettavo dall'inizio della salita sia perché era il mio unico riferimento, sia perché è il punto in cui la strada smette di andare a caso per l'appennino profondo e prende, finalmente, la direzione di Gualdo Tadino; lo consideravo, sbagliando, la fine della fatica.
Invece è il tratto più duro, lo dicono anche i numeri: per arrivare alla Cava delle Macine (quota 1260) ci sono ben 1,400 km. La media della salita in questo ultimo segmento è del 10.5%. Si tratta in pratica di un ennesimo mezzo Monte Conero.
In questo tratto la ruota posteriore sembrava incollata alla strada. Ho pensato che fosse buca, che toccassero i freni o che fosse carica di foglie limacciose, ma non era era niente di tutto ciò; era solo l'effetto combinato della pendenza, del dislivello e di una ruota che, l'ho pesata a casa sostituendo la camera d'aria, di suo pesava già 3 chili e 100.
E dopo questi maledetti 1400 m, finalmente i pascoli; l'altimetro sale fino a quota 1270 prima che la pendenza finalmente cali.
Alle Cave, dopo la sbarra, avrete notato una strada sulla sinistra che si inerpicava sul monte. Non è che una pista, ma è ben battuta ed è meno pendente, se avete coraggio o una bici adatta in meno di due chilometri potete raggiungere all'"uomo di sasso" (quota 1391). Da lì all'Eremo c'è solo discesa, Passando di qui si tagliano 7 chilometri e ben 200 metri di dislivello.
Nella ricognizione del 2024 in questo punto ero sfinito eppure ho attraversato i prati e raggiunto la cima con molti meno problemi rispetto alla strada Chiavellara. E avevo la mia bici eroica.
Se l'obiettivo è il passo della Chiavellara e siete restati sulla strada buona, potete apprezzare la qualità del fondo che è comunque problematica, al punto che in qualche passaggio conviene pedalare sull'erba a margini della carreggiata, ma almeno è in discesa e, finalmente, ci si può godere il panorama. Questa è la Strada della Chiavellara, che in breve ci porta in Umbria.
Gli ultimi chilometri attraversano accoglienti prati macchiati di faggi. Si scende bene, ma bisogna usare prudenza, perché la qualità del fondo è vistosamente peggiorata. Siamo ancora in territorio fabrianese, ma un antico compromesso, da 500 anni, concede ai Gualdesi diritto di sfruttare i pascoli. Chissà perché la strada proprio in questo tratto sembra abbandonata?
Il confine regionale (Passo Cattìo) è posto su una secca curva a sinistra. Dalle Marche si entra in Umbria, Chiavellara diventa Valsorda e la carrareccia ritorna immediatamente una signora strada bianca.
I durissimi copertoni ultraeconomici della Decathlon hanno fatto il loro dovere: 10 km di strada di montagna sono stati superati indenni. La foratura immancabile è avvenuta a casa, tra il parcheggio e il garage.
Start: Cancelli (via Chiavellara)
Finish: Eremo del Monte Serrasanta
Finish: Eremo del Monte Serrasanta
Distance: 25 km
Min Elevation: 408 m
Max Elevation: 1362 m
D+: 1250 m
Suggested Bike: Gravel
Climb cat: HC
Ok, eravamo in debito di un prologo e un'appendice, qui possiamo parlarne. Prima di iniziare la Chiavellara ci sarebbero di 5 km tra Cancelli (quota 406) e Serradica (quota 500) con quel breve valico (2.5 km, 150 m D+) che separa i bacini idrografici dei fiumi Esino e Potenza. Sul suo culmine, chiamato nelle mappe dell'IGM "Cima della Montagna" e mai toponimo ci risulterà più falso, si prende la strada sulla destra che porta al castello (che non c'è più) di Belvedere.
Se siete arrivati a leggere fino qui possiamo farvela una confessione. In effetti per realizzare questo articolo ci siamo macchiati di uso doping tecnologico: a quota 870 abbiamo preso un autobus. Ma avete visto quanto è lunga la cosa. E, come spiegato in salitedellemarche.it|Intorno al Monte Maggio... avevamo le nostre ragioni.
Dopo avervi ricordato che, alla fine della parte dura della salita, dopo il tornante potete svoltare a sinistra e puntare direttamente sull'eremo attraverso la pista sui prati del monte Serrasanta, vediamo cosa succede se continuate a pedalare sulla Chiavellara fino a Passo Cattio e oltre.
Il nostro autista! (c) Mauroskop |
Cosa avessero di tanto prezioso i pascoli sommitali non saprei dirlo, ma la secolare contesa tra Gualdo e Fabriano ha fatto sì che i Prati di Chiavellara siano raggiungibile anche dall'Umbria. La stradaccia marchigiana quindi continua a occidente, confluisce su una bella catramata e consente una veloce discesa su Gualdo Tadino e, dunque, un rientro alla base attraverso un anello.
Prima di scendere a Gualdo, però, merita una deviazione l'Eremo che sorge sulla vetta del Monte Serrasanta, a quota 1348 metri: una chiesina medievale dedicata alla SS. Trinità, con un porticato-rifugio sempre aperto sul lato rivolto a mezzogiorno e che, in estate, ospita un ristoro.
Dalla Valsorda si può raggiungere l'Eremo grazie a una strada che parte dietro i ristoranti e in 4 km "catramati" arriva al piazzale Santo Stefano, giusto sotto l’eremo.
L'asfalto perfetto (nel 2011), vi darà l'impressione di volare per la scorrevolezza, ci penserà la forza di gravità a frenare gli entusiasmi. Non è un tratto da poco: la strada ha una pendenza media del 7.5%, ma i primi due chilometri sono pedalabili, quelli dopo il 10° tornante hanno tratti oltre il 15%.
L'ultima rampa prima del parcheggio Santo Stefano fa paura.
si vola? |
no, si gira. E' il parcheggio S. Stefano |
E anche l'ultimo chilometro sterrato non è da poco. Sull'ultimo tornante (a quota 1362) si innesta il sentiero che scende dall'Uomo di Sasso.
questo è l'ultimo tornante, è fatta |
Alla faccia della Chiavellara: da Cancelli all'Eremo di Serra Santa
Start: Cancelli
Finish: Eremo del Monte Serrasanta
Finish: Eremo del Monte Serrasanta
Distance: 17.6 km
Min Elevation: 408 m
Max Elevation: 1391 m
D+: 1050 m
Suggested Bike: MTB
Climb cat: HC
A quota 1260, alla sbarra della Cava delle Macine, dopo gli ultimi maledetti 1400 m, avevamo parlto di una stradina sulla sinistra che si inerpicava sul monte. Non è che una pista tra i pascoli, ma è ben battuta. In alcuni punti attraverserete il prato del Pian delle Vescole, ma poi riprenderete una strada bianca, non esattamente piacevole, ma comunque meno pendente della Chiavellara.
Nella mia ricognizione del marzo 2024 ho portato quassù una bici eroica e, devo dire, è stato più facile farsi i prati che la ghiaia. In meno di un quarto d'ora, soprattutto si si dispone di una bici più adatta si raggiunge all'"uomo di sasso" (quota 1391).
Da lì all'Eremo c'è solo discesa, Passando di qui si tagliano 7 chilometri e ben 200 metri di dislivello alla faccia della Chiavellara.
Nella ricognizione del 2024 in questo punto ero sfinito eppure ho attraversato i prati e raggiunto la cima con molti meno problemi rispetto alla strada Chiavellara. E avevo la mia bici eroica.
Da qui parte una sinuosa strada sterrata che in 500 m conduce al piazzale antistante il rifugio.
All’ingresso dell'eremo, nei pressi delle due staccionate, sono posti due cartelli informativi, uno a destra ed uno a sinistra della croce, dove si indica con tanto di freccia, che le acque piovane, a destra, vanno a sfociare nel Mar Tirreno, a sinistra nel Mare Adriatico.(vedi gallery in Pocolontano|Serrasanta. Una bell'idea, ma i cartelli sono messi nel punto sbagliato. Il vero spartiacque segnato dall'Uomo di sasso sulla vetta del Serrasanta)
Sul retro della chiesa vi è un’ampia struttura ricettiva, gestita dalla Confraternita della SS. Trinità che offre, nel periodo estivo, un accogliente posto di ristoro per devoti, turisti e visitatori. Dal piazzale della chiesa, dominato da una grande croce metallica, è possibile ammirare suggestivi panorami sulla città, sulla vallata gualdese, e sull’Appennino fino ai Monti Sibillini o sulla vallata fabrianese. In particolari condizioni atmosferiche si possono scorgere in lontananza il Mare Adriatico e il lago Trasimeno.
(c) CAI Gualdo Tadino, vista sul Monte Amiata
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