Guazzatore


Start: Osimo via don Sturzo
Distance: 1000m
Elev. Gain: 69m
Avg Grade: 7%
Avg Change: 12%
Min Elev: 162 m
Max Elev: 232 m
Climb Category: GPM 3


[ATTENZIONE: se cerchi informazioni sul classico finale di tappa osimano, vai al vecchio post Guazzatore e Scatto di Argentin - Osimo e il Giro d'Italia]

Fino a quando resisterà il mio kom non lo so. L'ho difeso con le unghie e con i denti contro il capitano (Lorenzo della Freccia Vallone-Salite delle Marche, che si è convinto da solo a togliere il suo 2:25 da strava), ma prima o poi qualcuno passerà in meno di 2'20" e allora non ci sarà niente da fare. Per quel momento ho già la risposta pronta: "Tanto il vero kom lo tiene Ugrumov, 2'04" al Giro d'Italia 1994" 
Mettiamo da parte, per una volta la vocazione tecnica del blog (d'altra parte, siamo onesti, a chi interessa davvero una salitina di 1000m?) per privilegiare la memoria. Sperando di non annoiare nessuno questa è una storiella privata facile da allegorizzare. Il tu non l'uso a caso.

Tutte le cose finiscono, anche quelle belle. Prima o poi anche la mia ostinata difesa del KOM del Guazzatore dopo doveva finire. 
Una storia iniziata trent'anni fa quando i miei decisero di trasferirsi dal paese a Osimo in una casa proprio alle pendici di questa salita.
Allora mi sono ritrovato a tredici anni a ricominciare senza amici e anche senza senza salite sulle quali esercitarmi.
Il chilometro del Guazzatore è stato allora per me il luogo del (crepa)cuore che in qualche modo sostituiva gli amati tornanti del Vallone.
Per anni, con un cronometro a tracolla, ho consumato i polmoni su queste pendenze.
Non ero un vero ciclista e la bici da aprile a ottobre mi serviva innanzitutto per spostarmi in città.
I miei compagni avevano i motorini, ma io ero convinto che fosse molto più figo e dovesse fare molto più colpo sulle donne un ragazzo in grado di andare ovunque solo con l'energia delle proprie gambe. Devo riconoscere che negli anni della mia adolescenza non ho conosciuto nessun'altro(a) che condividesse questa idea, ma, a distanza di trent'anni, quella scelta controcorrente si è rivelata proficua.

Tornando al Guazzatore e a quei cronometri a tracolla, ricordo ancora i miei tempi. Nelle prime uscite era un lusso arrivare in cima in 4' 20", e spesso la prima volta non ci arrivavo nemmeno in cima: partivo fortissimo sulla prima rampa e... mi fermavo con i conati dopo 700 m all'altezza della Pasticceria 3 archi, quella che fa quei bellissimi pupetti di zucchero con la forma dei cartoni, vero?

3'40" con la BMX a tredici anni, 3'15" con la bici da corsa a sedici, 3'08" quando avevo ricominciato a venti e salire a 20 km/h mi sembrava un'utopia.

Quando, dopo la nascita del mio primogenito, tutto imbolsito, ho ripreso la bicicletta, nonostante la presunta maturità, ho subito ricominciato  a spolmonarmi su questa salitella come quando ero bambino.
E siccome nell'epoca dei social i tempi, che allora segnavo su un quadernino, sono diventati un fatto pubblico, con l'età la follia del Guazzatore è peggiorata. E con che cattiveria ho difeso il mio KOM contro atleti tanto più forti e irriducibili compagni di allenamento!

Alla fine il mio limite ha resistito fino al 18 settembre 2018, 32 anni e un mese dopo l'inizio della mia insania. Due anni fa avevo, non so come, ribadito il mio "storico" 2.26 controvento, un signor tempo, stampato meno per vanità che per leggere ammirati commenti.

Oggi contro gli élite della Corsa (ma chi è che ha messo il traguardo proprio in cima alla mia salita?!) quel tempo è finalmente caduto e io non posso fare niente per riprendermelo. Sarà un segno? Boh. Ma non è caduto di tanto e una sconfitta come questa non rende vani l'impegno, tutta la fatica fatta e la gioia assaporata.
Non ho ragione?



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