Torre di Jesi
Molti passano per la strada che va da Filottrano a Jesi e, raggiungendo la curva sul colle di 316 metri dicono: "Sto sulla Torre". I più giovani sicuramente non conosceranno il motivo di questo appellativo,
Nel giorno 8 di luglio 1944, mentre a Filottrano infuriavano i combattimenti, il comando tedesco decide, in previsione di una ritirata di distruggere l'antica torre di guardia situata sul colle che precede la vallata del fiume Esino e la città di Jesi. La torre, era un avamposto medievale segnato nelle planimetrie dell'esercito italiano come luogo d'osservazione ed esercitazione militare cartografica. I tedeschi, consci dell'importanza del loco, decidono di distruggere, inutilmente e arrecando danno al patrimonio storico italiano, l'antica costruzione per esigenze militari. da Torre di Jesi - 8 Luglio 1944, di Michele Giampieri (Ass. Storico-Culturale “Filottrano44“)
Venne costruita nel 1350 sul punto più elevato della collina tra la valle dell’Esino e quella del Musone, a quota 316 metri sul livello del mare.
Chiamata anticamente Torre di Montereturri e, in epoca meno remota, più semplicemente Guardia di Jesi, questa stupenda torre non è più nemmeno allo stato di rovina, solo un ricordo fotografico. Cessava la sua esistenza l'8 luglio 1944 (C. Urieli riporta anche la data del 21 giugno). i "predatori dei mattoni perduti completarono il lavoro", tanto che sul poggio non si leggono tracce dell'antica costruzione. La sua missione, se vogliamo, è stata ereditata dall’Osservatorio astronomico Piersimone Migliorati, oggi gestito dall’Associazione Jesina Astrofili, che continua a guardare ancora più in alto e più lontano della vecchia Guardia.
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Anni 20 |
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da Cento torri delle Marche di Maurizio Mauro |
Salite delle Marche può parlare della salita, che di sicuro è più importante a livello strategico che non a livello tecnico, ma è felice di contribuire con gli storici jesini, Maurizio Mauro, l'ass. cult. Filottrano 44 a coltivare la memoria di luogo che non si arrende a diventare un non-luogo
Per chiarezza meno che per vezzo chiamiamo Guardia di Jesi la salita che sale dalla Vallesina, Torre di Jesi quella che sale dalla Val Musone.
Né l'una né l'altra sono salite difficili, ma meritano di essere selezionate perché sono il più agevole e breve passaggio tra le due vallate mediane delle Marche. La strada è antica, ché ricalca il tracciato della Salaria Gallica che oggi si chiama SS362 Jesina, collegando Jesi con Filottrano e Macerata.
Fondo buono, pendenze costanti e carreggiata larga rendono questa strada piuttosto frequentata, non solo dalle bici.
E' completamente deserto il tratto finale che dal bivio per Santa Maria Nuova per a quota 253 corre dietro al Bar Torre e si spinge fino a cacume della collina quota 316.
Arrivati all'osservatorio con una gravel si può scendere sulla Gangalia, con una bdc tocca a tornare indietro.
Start: Minonna
Finish: Osservatorio di Jesi
Distance: 5 km
Elev. Gain: 231 m
Avg Grade: 4.6%
Max Grade: 11%
Min Elev: 74 m
Max Elev: 305 m
Climb Category: 4
Start: incrocio SP Val Musone / SS362
Finish: Osservatorio di Jesi
Distance: 3.6 km
Elev. Gain: 160 m
Avg Grade: 4.5%
Max Grade: 11%
Min Elev: 145 m
Max Elev: 305 m
Climb Category: 4
La parte nord, che abbiamo chiamato Guardia di Jesi, è più lunga, partendo dal Borgo Minonna (loc. Ponte delle Fettucce) a quota 74. La salita della Torre di Jesi, quella che sale dalla Val Musone, inizia de facto a quota 145.
Entrambi i rami salgono con una pendenza intorno a 6% nella parte finale per cedere progressivamente via via che si avvicinano al valico. E' più marchigiana la parte finale che comune a entrambe e le strade dove si ha l'immancabile tratto all'11%
Dopo un'ultima curva a destra appare un gruppo di case con la chiesetta seicentesca intitolata a Santa Maria della Torre, la relativa piccola canonica, un serbatoio dell'acquedotto e l'Osservatorio. Spingendo lo sguardo lungo la strada che parte a 90° sulla sinistra, si vede una macchia di alberi unica traccia della posizione della vecchia Guardia.
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piccola ricostruzione artigianale |
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altra piccola ricostruzione artigianale |
L'antica torre detta Guardia di Jesi
Torre a sezione quadrata, massiccia, severa, paurosa, misurava nove metri su ogni lato, con base più larga, a tronco di piramide, ed era alta 46 metri e mezzo. Alla base della costruzione c’era un ampio locale, sopra il quale si innalzavano i tre piani della torre. Ogni piano era sostenuto “da solide volte nelle quali era praticata un’apertura per il passaggio da un piano all’altro, passaggio che, per ragioni di difesa, avveniva per mezzo di scale mobili di legno”. In alto, la torre era “incorniciata di merli e sormontata da un cucuzzolo vuoto dal quale si usciva sul ballatoio, che aveva parecchi piombatoi”. Un quinto vano era ricavato sulla torretta superiore. Si accedeva alla torre attraverso un postierla, cioè una piccola apertura che per ragioni di sicurezza si apriva a diversi metri dal suolo, in corrispondenza del primo piano. All’esterno della torre, a metà altezza e sul lato rivolto verso Jesi, c’era una croce scolpita su una pietra. Realizzata dagli Jesini per vigilare sul territorio, la torre era presidiata da una piccola guarnigione comandata da un torriere, che doveva “spinger lo sguardo sui confini del Contado, che tutto si scopriva, e sull’onde del sottoposto Adriatico per osservare l’avvicinarsi e il muoversi delle truppe e delle navi nemiche, specialmente delle truppe turchesche. E dovea darne avviso alle scolte o guardie che dalla torre della cattedrale o dal Palazzo dei Priori di giorno e di notte drizzavano il guardo a quella torre. I segni convenzionali per l’avviso erano di giorno il fumo, di notte la fiamma. E se la nebbia serpeggiante per la valle dell’Esino avesse impedito la vista dell’uno e dell’altra, una campana a colpi concertati portava sull’aure le scoperti gli avvisi del terriere”. La torre fu presidiata dagli Jesini fino al 1650, poi venne abbandonata. Conservò comunque un ruolo importante come punto di vista geografico e militare. Tale era considerato sul finire dell’Ottocento allorché lo stato maggiore dell’esercito italiano ordinò il rifacimento delle carte topografiche per la regione marchigiana: “la torre faceva perno per il punto trigonometrico su di un territorio che, comprendente l’intera regione, si estendeva al Nord oltre Cattolica” (da: Luconi-Cocola, Conoscere Jesi).
L’associazione Storico-Culturale “Filottrano44“, che si occupa di ricostruire la seconda guerra mondiale in Italia, in particolar modo nella nostra regione, ha deciso di ricostruire, attraverso un racconto fotografico, la demolizione della Torre di Jesi ad opera delle truppe tedesche della 71esima divisione di fanteria. (il set scelto dovrebbe essere quello dellaTorre Cotogna, che era un po' più piccola ma godeva di una posizionie simile tra le colline del pesarese. Vedi Salite delle Marche | Monte Osteriaccia dalla Torre Cotogna)
L’album in bianco e nero realizzato per l’evento. Ricostruisce per immagini la demolizione della Torre. È possibile sfogliarlo a colori sulla pagina Facebook “La Battaglia di Filottrano“
In questo set, l’associazione presieduta da Michele Giampieri, ha voluto ricostruire tale avvenimento per rendere omaggio a quella costruzione che per oltre 400 anni aveva sovrastato la valle Esina e fungeva da punto di riferimento per i contadini del posto, che amavano fare scampagnate alle sue pendici e trascorrere piacevoli domeniche pomeriggio.
Il racconto fotografico, in bianco e nero, con gli scatti di Marco Sentinelli, ricostruisce essenzialmente le ultime sei ore di vita della torre cercando di sottolineare l’aspetto tecnico della cosa e la “malinconia” del luogo, tanto caro ai contadini del posto, nell’obiettivo di riportare l’attenzione delle nuove generazioni verso la storia dei luoghi della loro città, diffondere la cultura e la ricostruzione storica per imparare e non ripetere gli errori del domani.
Resti della Torre
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Mappa IGMI |
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Posa del tondino sul rudere della torre |
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Tondino di calcestruzzo posati dall'IGMI |
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Disegno del rudere |
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